La Teoria del Tutto, la vita domestica di Stephen Hawking

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(The Theory of Everything) Genere: Biografico Regia: James Marsh Cast: Eddie Redmayne, Felicity Jones, Emily Watson, David Thewlis, Harry Lloyd Durata: 123 min Anno: 2014

the-theory_of_everything-la-teoria-del-tutto-posterQui la recensione di Virgilia Bertolotto.

La Teoria del Tutto prende il titolo dalla ricerca instancabile del cosmologo Stephen Hawking di una singola equazione universale che rappresenti tutta l’esistenza, conciliare la meccanica quantistica e la relatività generale di Einstein. Il film di James Marsh offre uno sguardo sul dottorato a Cambridge, la malattia e il matrimonio tra il giovane Stephen e la sua compagna Jane Wilde.

La maledizione della maggior parte dei film biografici su personaggi famosi o figure storiche è che i film in questione si riducono sempre ad una “greatest hits” dei migliori momenti tenuti insieme da un racconto secondario (sub-racconto). Spesso, questo sub-racconto, è una storia d’amore, e quando non c’è un giusto equilibrio tra i temi principali e il sub-racconto, i risultati sono generalmente poco brillanti. La Teoria del Tutto è il grafico del matrimonio tumultuoso del leggendario fisico Stephen Hawking e sua moglie Jane mentre lottano per mantenere la loro vita insieme, e mentre Stephen soccombe lentamente ai sintomi della SLA. Molti sono gli sforzi che cercano di farlo sembrare un ritratto straziante di un matrimonio forzato (un ritratto che certe volte è anche molto bello) e così il film dimentica apparentemente che il soggetto in questione è una delle menti più brillanti del 20° secolo.

I problemi strutturali della pellicola vanno ricondotti alle scarse possibilità che questo film ha di essere un classico. Descrive sufficientemente del rapporto tra Stephen e Jane, ma tocca poco le scoperte intellettuali di Hawking. Un punto assolutamente coinvolgente è il modo in cui il protagonista lotta per tutto il film nel fare le cose semplici. Queste scene sono, di gran lunga, le più strazianti da guardare ed emotivamente coinvolgenti, con lo spettatore pronto a chiedersi se riuscirebbe a portare avanti la propria vita in tali condizioni. James Marsh dirige i suoi attori senza sforzo, ma quando viene lasciato da solo a raccontare la storia, Marsh vacilla.
La sceneggiatura di McCarten offre una misera panoramica dei successi di Hawking, mantenendo il discorso scientifico e matematico a un livello che i laici comprendono, ma a che scopo? Tratta di Stephen Hawking, eppure sembra di osservare un semplice studente affetto da una terribile malattia che cerca di far carriera. Il film è la trasposizione dalla biografia Verso l’infinito (Travelling to Infinity: My Life With Stephen), scritta da Jane Wilde Hawking, e ci viene presentato fin dall’inizio come una storia incentrata su di lui. Però Marsh si allontana da Hawking, che sembra invecchiare da solo, sulla sedia, come se fosse un personaggio secondario e affida le redini a Jane, forte dell’incarnazione carismatica offerta dalla bellissima Felicity Jones. Il fuoco ardente si vede poco, come ad esempio nell’occasione di una spiegazione pratica della seconda legge della termodinamica, con Steve e Jane che girano in vortice accanto al fiume, la scena, giocando romanticamente, sottolinea la reversibilità del tempo.TTOE_D04_01827.NEF

Se nel seguente articolo riscontrate una minima descrizione del personaggio Stephen Hawking è perché per la maggior parte del tempo, il film dimentica proprio questo. Assistiamo alla sua carriera solo all’inizio e alla fine, citando in maniera fugace i titoli delle sue teorie ogni volta che il film ha bisogno di ricordare al pubblico in che periodo della storia ci troviamo; come ad esempio in un momento poco dopo la nascita del terzo figlio, quando suo padre afferma che Stephen è “famoso”. Non avendolo mai visto lavorare su qualcosa oltre a dare una lezione o due, non abbiamo mai visto in che modo è arrivato a questo punto, a questo ”successo”. E’ frustrante, perché il film non sembra voler trovare un modo per bilanciare lo “Stephen marito” con lo “Stefano Fisico”, e ci accorgiamo come il fisico viene spinto sempre più ai margini. C’è un momento in cui sembra davvero di assistere ad una qualsiasi storia marito e moglie che vivono con il dolore della malattia. Queste falle non vengono tappate da regia e montaggio che finiscono col peggiorare la situazione con personaggi importanti gettati nel film troppo tardi, per poi scomparire di nuovo senza menzione. Sembra di aver visto tutto e invece appare Emily Watson senza che questa venga identificata come la madre di Jane. Il dono della sintesi è prerogativa di pochi nel mondo del cinema e Marsh non è sicuramente tra questi, i filmati amatoriali del matrimonio e della nascita dei figli ne sono la conferma.the.theory.of_.everything.wedding

E’ solo Eddie Redmayne che impedisce al film di sprofondare nella palude fangosa del già visto. Mentre Stephen perde sempre più le sue capacità motorie, Redmayne trova il modo di rendere ogni movimento un’espressione artistica, che si tratti di un sorriso o uno sguardo malinconico verso il basso. La sua chimica con Felicity Jones offre momenti di lotta interiore vicini a quelli del cinema muto. Lascia senza fiato quando lancia un sorriso nell’universo che lo circonda, fuori dai ristretti perimetri della sedia a rotelle, ricordando un po’ il Daniel Day-Lewis de Il Mio Piede Sinistro. E la somiglianza con Hawking è impressionante.

Il rifiuto di Stephen di accogliere Dio nel suo mondo scientifico ci lascia con il dogma terribile che siamo solo scimmie intelligenti che circondano una stella insignificante. Non c’è alcun significato. C’è solo il nostro successo o la sofferenza. Morire o sopravvivere. Con Dio o senza Dio, con la malattia o senza malattia, nell’amore e la gioia della famiglia. Il film va ricordato perché è la vita di una persona che lotta e ne onora ogni atomo, ogni particella al di là della condizione fisica.

★★ 1/2

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Pubblicato da Michele Giacci

Michele Giacci nasce a Napoli il 31 maggio 1987, l'anno di Full Metal Jacket, Il cielo sopra Berlino, Gli Intoccabili, Wall Street e del primo scudetto del Napoli di Maradona. Cresce coi western alla tv e coi film di Spielberg al cinema, insieme ai romanzi di formazione del ventesimo secolo e all'amore incondizionato verso l'isola d'Irlanda.