Still Alice, Julianne Moore affronta il morbo di Alzheimer

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Regia: Richard Glatzer, Wash Westmoreland  Genere: Drammatico Cast: Julianne Moore, Kristen Stewart, Alec Baldwin Durata: 100 min. Anno: 2014

La recensione di Virgilia Bertolotto

arton9906-b2640Alice Howland è una linguista alla Columbia University, ma prima moglie di un chimico e madre di tre figli. La sua vita di successo subisce un freno: le viene diagnosticato il morbo di Alzheimer. La storia si basa sul romanzo Perdersi (Still Alice) della neuroscienziata Lisa Genova.

Già nei primi anni novanta, a distanza di poco tempo dal suo debutto come attrice, Julianne Moore diventa protagonista di pellicole di spessore. Dotata di un’indiscutibile bravura ma anche fascino, è richiestissima. E proprio il 2014 è stato uno dei suoi anni più prolifici sia dal punto di vista realizzativo sia per il successo e relativi premi ottenuti: prima la partecipazione come antagonista nella saga mondiale Hunger games, poi la consacrazione come Miglior attrice a Cannes per Maps to the stars, e infine il ruolo da protagonista in Still Alice.

Non che avesse nulla da dimostrare (infatti tutti ricordiamo i suoi indimenticabili personaggi nei film di Paul Thomas Anderson, in Fine di una storia, in The hours e tanti altri), ma come non si può elogiare e far conoscere di un’interpretazione così sentita, vibrante ed intensa?

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La sua Alice piuttosto di godere di tutto ciò che ha realizzato, diviene vittima di un dramma fisico ed esistenziale che la soffoca man mano. Quindi viene raccontato tutto il percorso a contatto con la malattia. Dai primi vocaboli dimenticati, dai ricordi svaniti, dalla reazione dei familiari e colleghi, e degli espedienti studiati per ricordare almeno il necessario per la vita quotidiana. I registi, anche sceneggiatori, Glatzer e Westmoreland, sono stati bravi ad accompagnare la Moore in questo percorso autodistruttivo e a descrivere la sua testardaggine nel non volersi distaccare dal passato (rievocato dai flashback). Il loro approccio alla storia è caloroso, tanto da non trascurare i momenti più leggeri per evitare di far degenerare Still Alice in un autentico dramma.

Oltre alla bravissima Moore, nel cast figura anche Alec Baldwin. Una vera colonna di sostegno per la donna. Così come per Cate Blanchett in Blue Jasmine dell’anno precedente riesce a sostenere due donne in una crisi di grande portata (anche se quella in questione è più delicata).

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Per questo ruolo la Moore ha già vinto una decina di premi, tra cui un Golden Globe come Miglior attrice in un film drammatico. Una sua eventuale, ma molto probabile, vittoria agli Oscar sarebbe tanto meritata. Sopratutto per riconoscere la versatilità, l’entusiasmo e la bravura di questa immensa attrice. Con buona pace delle altrettanto bravissime Rosamund Pike di Gone girl e Marion Cotillard di Due giorni una, notte.

★★★1/2

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