Humandroid, la coscienza di Chappie

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Chappie Genere: Fantascienza Regia: Neill Blomkamp Cast: Dev Patel, Hugh Jackman, Sigourney Weaver, Sharlto Copley, Ninja, ¥o-landi Visser, Jose Pablo Cantillo Durata: 120 min. Anno: 2015

humandroidJohannesburg, Sudafrica. In un futuro non troppo lontano, il crimine è ai minimi storici, grazie all’utilizzo di una efficientissima forza di polizia robotica. Gli androidi hanno quasi sostituito del tutto gli agenti umani. Quando il giovane inventore di questi robot-poliziotti (interpretato dall’angloindiano Dev Patel di The Millionaire) mette a punto in gran segreto una nuova forma di vita artificiale dotata di coscienza e sentimenti, si troverà costretto a trasgredire alle regole dell’azienda in cui lavora (capitanata da Sigourney Weaver), contraria all’utilizzo di androidi dotati di intelligenza, e darà vita a Chappie, primo Humandroid, che come un bambino dovrà essere educato e istruito a dovere. Il povero Chappie finirà però nelle mani di una sgangherata banda criminale (i Die Antwoord), che intende sfruttare l’invenzione per mettere a segno rapine e altri furti e le cose si complicheranno ulteriormente.

Humandroid (in originale Chappie) è il terzo lungometraggio del sudafricano Neill Blomkamp, che, dopo il buon esordio con District 9 e un secondo lavoro forse eccessivamente stroncato (Elysium con Matt Damon e Jodie Foster), sforna il suo miglior film. Blomkamp (che ha scritto anche la sceneggiatura) realizza un’opera che prende parecchi spunti dalla letteratura del genere (Asimov su tutti), aggiungendo però uno sguardo personale e una buona dose di incoscienza, scritturando quei folli dei Die Antwoord (se non li conoscete guardatevi un loro video, merita), ovvero Ninja/Daddy e ¥o-landi/Mommy, genitori gangsta di Chappie. Questa è una brillante intuizione, perché i due membri del gruppo musicale hip hop sudafricano non sono una semplice macchietta di sé stessi, ma bensì rappresentano una parte importantissima e riuscitissima della pellicola. Senza dimenticare Dev Patel, bravissimo nel ruolo e nei panni del cattivone di turno un tamarrissimo Hugh Jackman con un taglio di capelli abbastanza discutibile, che comunque riesce a non farsi odiare troppo.

La giungla urbana di Johannesburg, la povertà, la violenza (realistica) di un futuro ipertecnologico dominato dalle macchine genera una contrapposizione disorientante. Humandroid, nonostante la tanta carne al fuoco, non è disordinato o confusionario, come spesso capita in pellicole di questo genere, perché il tutto viene affrontato con disinvoltura e grande padronanza.

Humandroid è un film di fantascienza con un cuore e con dei sentimenti, proprio come il suo protagonista robotico, un moderno Frankenstein, un indifeso bambino travestito da androide, un bambino che viene al mondo pieno di promesse, dovendosi fare strada in mondo difficile, tra influenze buone e cattive, per formare la propria personalità e maturare. In questo senso è molto struggente la scena in cui alcuni ragazzini in carne e ossa lanciano sassi e danno fuoco a Chappie, il quale si dimostra inerme, del tutto incapace di trovare un senso, di comprendere le malvagità umane, in quanto il suo animo è ancora puro e incontaminato.

Con un finale non banale e dai risvolti filosofici, Humandroid è una poetica parabola sul valore della diversità che invita a riflettere sulla natura (dis)umana dell’animo, ricordandoci che la coscienza individuale nasce come pura e innocente, ma è anche capace di cose tremende.

★★★½

humandroid 2

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