Eisenstein in Messico, ovvero i dieci giorni che sconvolsero Eisenstein

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Eisenstein in Guanajuato Genere: Drammatico, Sentimentale Regia: Peter Greenaway Cast: Elmer Bäck, Luis Alberti, Maya Zapata, Lisa Owen, Stelio Savante, Rasmus Slätis, Jakob Öhrman, Alan Del Castillo Durata: 105 min. Anno: 2015

eisenstein locandina1931. Dopo il grandissimo successo ottenuto dal suo rivoluzionario lungometraggio La corazzata Potemkin, il regista sovietico Sergei Eisenstein (Elmer Bäck) viene cacciato dagli Stati Uniti per via della diffamazione messa in atto contro di lui dai conservatori americani. Inoltre è incalzato dal regime stalinista, che vorrebbe richiamarlo in patria. Eisenstein si reca allora in Messico con la prospettiva di girare un film, che verrà finanziato privatamente dallo scrittore filocomunista americano Upton Sinclair. Passerà gli ultimi dieci giorni del suo viaggio nella cittadina di Guanajuato dove, con l’aiuto della sua guida Palomino Caňedo (Luis Alberti), scoprirà la propria sessualità nonché molte cose sulla sua identità di artista.
In Concorso al Festival di Berlino 2015 e presentato in anteprima al Sicilia Queer FilmFest 2015, Eisenstein in Messico, ultima fatica del visionario regista inglese Peter Greenaway, è un irriverente e provocatorio spaccato biografico (per modo di dire, dato che le licenze sono molte) del controverso cineasta russo Sergej Mikhailovich Eisenstein, durante il viaggio in Messico che lo portò alla realizzazione di Que Viva Mexico!, travagliatissima opera rimasta incompiuta, per la quale Eisenstein girò chilometri e chilometri di pellicola (non a caso il maestoso progetto viene messo a confronto con altri film monumentali come Intolerance di David Wark Griffith o Rapacità – Greed di Eric von Stroheim). A Greenaway comunque non interessa troppo documentare minuziosamente gli eventi che caratterizzano le riprese. Eisenstein in Messico è un film sull’atto stesso della creazione artistica, che tratta esplicitamente il rapporto fra Arte e Vita (Greenaway è sempre stato un grande esteta, si sa), due elementi che spesso si intersecano e si confondono tra loro. Oltre a ciò Greenaway mette in primo piano le scoperte e i turbamenti (soprattutto sessuali) del cineasta russo, mostrando una carnalità esplicita (le scene di sesso tra Eisenstein e la sua guida messicana Palomino Caňedo non mancano). Greenaway si mantiene comunque distante, il suo grandangolo durante il primo rapporto sessuale fra i due protagonisti offre allo spettatore la possibilità di posarsi su altri dettagli. Il regista inglese, forte della potenza del comparto estetico che lo contraddistingue da anni, smorza in qualche modo la facile tentazione di lasciarsi trasportare in una provocazione fine a sé stessa. L’incontro con quest’uomo risulta essere per il regista russo una vera e propria epifania. La vita del cineasta, nonostante fosse stata ricchissima di incontri con personaggi di fama mondiale (l’elenco dei nomi citati è lunghissimo, fra cui Charlie Chaplin e Luis Buñuel), era sostanzialmente incompleta dal punto di vista affettivo. Eisenstein prima di allora non aveva mai trovato l’amore, assorto e totalizzato completamente dal suo lavoro artistico. In un posto così lontano dalla Madre Russia, Sergej si abbandonerà alle amorevoli cure del suo Palomino, che lo inizierà ai piaceri della carne. Il tempo passato con la guida messicana sono i dieci giorni che sconvolsero Eisenstein, il che rimanda al sottotitolo I dieci giorni che sconvolsero il mondo (o titolo per il resto del mondo) di Ottobre, altra celebre opera del regista russo.

eisenstein in messico
In fondo in fondo Eisenstein in Messico è una storia romantica e malinconica, perché la scoperta della gioia sessuale da parte di Eisenstein è effimera e la concretizzazione emotiva del piacere sembra avere come rovescio della medaglia la successiva sofferenza. Il film di Peter Greenaway è un insolito ritratto d’artista, dove le immagini sono frastornanti, ipnotiche, frammentate e moltiplicate. Greenaway ha ben presente la lezione di Dziga Vertov (ma anche di Eisenstein stesso) e, sulle note della sublime musica di Mozart, ci sbatte in faccia, con una violenza estetica quasi estenuante, un mondo bizzarro e grottesco, in cui la fanno da padrone i vizi e le (poche) virtù umane. Il film non è esente da qualche pecca narcisistica e autocompiaciuta, che soprattutto nella seconda metà appesantisce un po’ il tutto, senza comunque minare alle basi un’opera che risulta in ogni caso molto interessante. Non sarà forse il miglior Greenaway, ma si tratta pur sempre di Greenaway.

★★★½

eisenstein in messico 2

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