Contagious, zombie movie atipico

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Maggie Genere: Horror, Drammatico Regia: Henry Hobson Cast: Arnold Schwarzenegger, Abigail Breslin, Joely Richardson, Douglas M. Griffin, J.D. Evermore, Rachel Whitman Groves, Jodie Moore, Bryce Romero, Raeden Greer, Aiden Flowers, Carsen Flowers Durata: 95 min. Anno: 2015

contagiousLa solita misteriosa epidemia si è diffusa nel Paese. C’è un rigido protocollo da seguire per i pazienti infetti, i quali devono essere allontanati e segregati in quarantena in speciali reparti. Wade Vogel (Arnold Schwarzenegger) si è messo alla ricerca di sua figlia Maggie (Abigail Breslin), fuggita chissà dove dopo essere stata morsa da un infetto. Schwarzy la trova e la riporta a casa ed è determinato a tenere con sé l’amata figlia il più possibile. Il progredire del virus è inesorabile e il povero padre osserverà impotente la trasformazione di Maggie in uno zombie.

Apparentemente ci troviamo nel più classico scenario post-apocalittico tipico di uno zombie movie: coltivazioni devastate, città in fiamme, drugstore abbandonati e tutti gli altri stilemi del genere. Ma poi si capisce quasi subito che il film in realtà è qualcosa di diverso. Contagious più che un horror è un dramma intimo e doloroso sulla accettazione anticipata di un lutto, sul dolore di un padre che sa di dover a breve rinunciare a sua figlia, perché il tempo concesso è misero e la trasformazione inesorabile. Sì, perché in questa anomala pellicola diretta da Henry Hobson subentrano anche e soprattutto questioni etiche. L’infetto è un nostro caro e non è così facile ficcargli a bruciapelo un pallottola in testa senza rimorsi. E perché no, allora si potrebbe tentare di conviverci con le giuste precauzioni, chiudendolo in una stanza rigorosamente provvista di luchetto, ma comunque non lasciarlo andare via e rimanere, in qualche maniera, accanto a lui. Il film è molto interessante da questo punto di vista in quanto ci mostra efficacemente quanto sia difficile voltare freddamente le spalle a una persona che si ama, anche se in fin dei conti sarebbe la cosa giusta da fare, essendo solo più un corpo affamato di carne umana.

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Contagious (molto meglio il titolo originale Maggie, dato che il film è incentrato tutto sulla sua figura, mentre il titolo italiano rimanda a una generica epidemia) non perde mai di vista i suoi personaggi, ognuno è coinvolto nel suo personale percorso di sofferenza. Il film è una riflessione non banale su cosa passi per la testa di un infetto. Maggie mano a mano vede il suo corpo morire, la giovane pelle annerirsi, le dita marcire, le iridi sbiadire e diventare di un bianco inquietante,  il respiro affannoso che si trasforma in un sinistro rantolio. E, finché si può, Maggie prova a mascherare questa decomposizione, si mette lo smalto alle unghie, si fascia le ferite che si riempiono di vermi, mette delle gocce negli occhi per far sì che essi ritornino del loro colore naturale.

La pellicola è uno zombie movie atipico dai toni indie (non a caso è passato, fra gli altri, al Tribeca Film Festival) che può contare pure su una buona prova attoriale di Arnold Schwarzenegger e con un affascinante messaggio di fondo: diventare uno zombie non significa necessariamente annullarsi come esseri umani. Quindi non resta che l’attesa del momento finale, dell’ultimo secondo in cui si è ancora coscienti di cosa significhi essere umani, ma ciò non vuol dire aspettare inermi la fine. Nella dimensione del proprio quotidiano, si può, fino all’ultimo istante, ridere, vedere gli amici di scuola, baciare, piangere, leggere un libro, dondolarsi sull’altalena. Empatizzare per uno zombie, sembra strano, ma non lo è, dopo la visione di questo film.

★★★½

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