Vice – L’uomo nell’ombra, comandare senza essere davvero il capo

Condividi:

Genere: biografico/drammatico Regia: Adam McKay Cast: Christian Bale, AmyAdams, Sam Rockwell, Steve Carell, Jesse Plemmons, Allison Pill Durata: 132 minuti Anno: 2018

Sono passati tre anni dall’esplosivo La Grande Scommessa (The Big Short) film che raccontava della crisi economica che ha colpito il mondo intero all’inizio degli anni 2000. Adam McKay con Vice – L’uomo nell’ombra(Vice) racconta oggi di un altro evento, questa volta legato a una singola persona, che ha agito per diverse decadi nel governo degli Stati Uniti in secondo piano, ma in realtà con un grande, grandissimo potere. Come per La Grande Scommessa, anche Vice è un film che parla di importanti sconvolgimenti nella storia americana che però hanno delle conseguenze su tutto il mondo e come per il film del 2015, anche questo utilizza uno stile esplosivo, mai uguale a sé stesso, che cerca sempre nuove soluzioni a volte molto divertenti per procedere nel racconto.

Il compito più difficile è stato quello di scoprire, prima di tutto, chi fosse questo Dick Cheney, uomo che ha ricoperto la figura di vicepresidente degli Stati Uniti dal 2001 al 2009, sotto la presidenza Bush e che ha manipolato le sfere alte del potere americano. È lo stesso McKay ad ammettere di non aver conosciuto nulla di Cheney finché non si è imbattuto nella sua storia e che da lì è rimasto affascinato e ha voluto approfondire fino a trasformarlo nel suo nuovo film.

Abbiamo fatto del nostro meglio, cazzo!” recita un cartello all’inizio del film ed è vero! La sfida di Vice è stata di semplificare in un racconto comprensibile concetti e dinamiche complesse. McKay ripete in qualche modo la stessa formula del suo lavoro precedente e riesce brillantemente nella missione. Il regista e sceneggiatore inietta anche dell’ironia laddove sembra impensabile poter ridere. Ed è lì che arrivano le trovate più geniali e divertenti.

Ma il film di McKay non è soltanto il racconto di un uomo assetato di potere che attraversa quarant’anni di politica americana, è anche la storia di un marito, di un uomo innamorato della propria moglie e della sua famiglia. Quello che si sviluppa in Vice è anche un dramma familiare molto intimo che per forza di cose subisce le conseguenze del macrouniverso rappresentato dalla politica. Tra i protagonisti di questo nucleo familiare spicca ovviamente il suo personaggio principale, un camaleontico e mastodontico Christian Bale, trasformatosi, fisicamente per l’ennesima volta, nel politico americano e raggiungendo una somiglianza fisica e di movenze davvero impressionante. E al suo fianco la moglie, una inquietante e decisa Amy Adams, figura di un’importanza cruciale nel percorso di Dick Cheney. Insieme, i coniugi Cheney ricordano in qualche modo le figure dei coniugi Underwood nell’acclamata e tanto discussa serie Netflix House of Cards.
Attorno a loro, gravitano altre grandi interpretazioni: da una parte l’ennesima grande prova drammatica di Steve Carell che dimostra ancora -anche se forse non c’è più bisogno di dimostrarlo – che è un attore completo in grado di gestire i registri di commedia e di drammaticità, mescolandoli insieme nello stesso ruolo. Dall’altra, una nuova trasformazione per Sam Rockwell che veste i panni di un controverso quanto ingenuo George W. Bush.

Insomma, Adam McKay ha confezionato un altro grande film che racconta macro eventi che hanno sconvolto gli equilibri mondiali ma che hanno delle conseguenze a livello familiare. Non solo la famiglia di Dick Cheney, evidentemente, ma quelle delle persone comuni. Sono tanti infatti gli inserti “documentaristici” di foto e filmati che mostrano la realtà di quello che è successo negli anni abbracciati dal racconto di questa pellicola. L’aggancio più forte però avviene dalla voce narrante: un Jesse Plemmons onnipresente che ha un ruolo sempre attivo all’interno del film in diverse situazioni. Come se il suo personaggio fosse il simbolo del cittadino comune, un padre, un uomo qualunque e un soldato.

★★★★½

Condividi:

Pubblicato da Giuseppe T. Chiaramonte

Nato a Catanzaro nel 1988, vive nella provincia di Milano da sempre. Appassionato di cinema fin da piccolo capisce che vuole farne la sua vita quando vede La compagnia dell'anello. Nonostante l'imprinting col genere blockbuster, che rimane nel cuore, la conoscenza del cinema d'autore arriva qualche anno dopo grazie agli studi e ora tra i suoi registi preferiti si contano nomi come Billy Wilder, Orson Welles, Alfred Hitchcock, Martin Scorsese, David Fincher e Christopher Nolan. Ma siccome nella vita è un montatore video, la vera fonte di ispirazione arriva dalla leggendaria Thelma Shoonmaker, dal maestro Walter Murch e Kirk Baxter.