Tempi Moderni ritorna al cinema in versione restaurata

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Il giorno 8 dicembre, ogni anno, inizia il periodo delle festività, ma quest’anno ci sarà un altro motivo per festeggiare: il mito di Charlot ritorna al cinema con Tempi Moderni.

Modern_Times_posterIl film capolavoro del genio incontrastato Charlie Chaplin verrà proiettato in una versione restaurata curata dalla cineteca di Bologna, la stessa che negli ultimi mesi ha riportato nelle nostre sale pellicole come I quattrocento colpi (1959) di François Truffaut e Gioventù bruciata (1955) di Nicholas Ray per la rassegna “Il Cinema Ritrovato al cinema”.

Per tutto il mese di dicembre il film con cui Charlie Chaplin disse addio al personaggio del Vagabondo e,  soprattutto al cinema muto, verrà proiettato in una nuova versione con un’incisione moderna della colonna sonora che era stata composta in quel periodo dallo stesso regista, scomparso la notte di natale del 1977.

E pensare che sono passati esattamente 100 anni dalla nascita di uno dei personaggi più famosi della storia del cinema. Il Vagabondo indossò per la prima volta le scarpe rotte, la bombetta e il famoso bastone nel lontano 1914 e nel giro di cinque anni conquistò un posto d’onore nella storia della settima arte. Anni dopo, Chaplin si innamorò dell’attrice Paulette Goddard e nel 1936 realizzò Tempi Moderni, l’ultimo film in cui compare Charlot e che l’artista descrisse così:

«All’inizio Charlot simboleggiava un gagà londinese finito sul lastrico […] All’inizio lo consideravo soltanto una figura satirica. Nella mia mente, i suoi indescrivibili pantaloni rappresentavano una rivolta contro le convenzioni, i suoi baffi la vanità dell’uomo, il cappello e il bastone erano tentativi di dignità, e i suoi scarponi gli impedimenti che lo intralciavano sempre»t1larg.charlie.chaplin.modern.times.scene.gi

Charlot che avvita bulloni in preda a gesti convulsi, Charlot a cavalcioni su giganteschi ingranaggi, alienato, disorientato, disoccupato, sfruttato, ma anche innamorato e infine sulla strada verso un orizzonte incerto, ma non più solo. Tempi Moderni è il film in cui Chaplin denunciò l’alienazione del lavoro in fabbrica. Il film ”semi-muto”, negli anni dei primi frastuoni delle macchine, dava uno scossone al cinema comico raccontando la situazione della classe operaia dell’epoca.

Il film che divertì persino Mussolini, il quale decise di togliere la censura e mostrarlo al nostro paese. Alberto Moravia disse di Tempi Moderni: “Soltanto un protagonista come il Charlot di Tempi moderni, privo non solo di coscienza di classe ma anche di qualsiasi coscienza, può far diventare comiche le sequenze sul macchinismo’’.Annex---Chaplin,-Charlie-(Modern-Times)_NRFPT_01

Chaplin decise per un film semi-muto, voleva far sentire la voce soltanto delle macchine, le parole dell’uomo vennero filtrate da altoparlanti, grammofoni, radio. Charlot rimane muto praticamente per tutto il film. Solo nel finale trova la parola, paradossalmente nel momento in cui la perde, in una sequenza musicale in cui il Vagabondo canta in un incomprensibile e geniale gramelot la canzone della Titina, i cui versi aveva appuntato e poi persi sui polsini della camicia.

Nel finale diciamo addio al Vagabondo, che prendendo sotto braccio la Monella lo vediamo, nella sua inconfondibile sagoma disegnata dalla bombetta e dal bastone, allontanarsi verso un futuro incerto ma non più solitario. Lo vediamo dire addio ad un’epoca, quella del muto che deve fare spazio al sonoro, come le macchina che sostituiscono l’uomo: “Sono gli unici due spiriti vivi in un mondo di automi. – aveva detto Chaplin dei due personaggi – Entrambi possiedono l’eterno spirito della giovinezza e sono assolutamente privi di morale”.3dc29b10_1936CCPauletteGoddardModernTimes

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Pubblicato da Michele Giacci

Michele Giacci nasce a Napoli il 31 maggio 1987, l'anno di Full Metal Jacket, Il cielo sopra Berlino, Gli Intoccabili, Wall Street e del primo scudetto del Napoli di Maradona. Cresce coi western alla tv e coi film di Spielberg al cinema, insieme ai romanzi di formazione del ventesimo secolo e all'amore incondizionato verso l'isola d'Irlanda.