The Hateful Eight, i magnifici otto

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The Hateful Eight (id.)

Genere: Western, Drammatico, Pulp. Regia: Quentin Tarantino. Cast: Samuel L. Jackson, Kurt Russell, Jennifer Jason Leigh, Walton Goggins, Demiàn Bichir, Tim Roth, Michael Madsen, Bruce Dern, Channing Tatum. Durata: 167 min. Anno: 2015.

The Hateful Eight PosterOtto uomini e una donna, una ricercata la cui taglia vale diecimila dollari, sono costretti a condividere l’emporio di Minnie nell’attesa che una violenta bufera di neve si plachi e consenta loro di raggiungere Red Rock. Gli uomini sono due cacciatori di taglie, il cocchiere, il nuovo sceriffo della città, un mandriano, un boia, un vecchio confederato e il messicano che gestisce l’emporio, ma qualcuno di loro non è veramente chi dice di essere.

L’ottavo film di Quentin Tarantino incanta lo spettatore sin dal principio: la macchina da presa si allarga lentamente a svelare un paesaggio innevato, in primo piano un Cristo di legno che emerge a fatica dalla coltre di neve, sullo sfondo una diligenza che si avvicina sempre più velocemente, il tutto accompagnato dal ritmo martellante dell’incipit di una delle migliori colonne sonore di Ennio Morricone. I maestosi paesaggi del Wyoming verranno presto sostituiti da un unico ambiente, l’emporio di Minnie, che diventa il palcoscenico ideale di quella che sembra a tutti gli effetti una splendida pièce teatrale: in tutta la prima parte della pellicola sono i dialoghi a farla da padrone, efficaci nell’ alimentare un clima di sospetto che fa diventare la storia una sorta di giallo di cui scoprire il colpevole.

Si è molto parlato di come The Hateful Eight ricordi per alcuni motivi La cosa (The Thing, 1982) di John Carpenter: il protagonista Kurt Russell, le musiche di Ennio Morricone, il fatto che anche in quel film i protagonisti fossero costretti a stare chiusi in un edificio sotto costante paranoia. Rimanendo invece tra i lungometraggi di Tarantino, quello che lo ricorda maggiormente è forse il primo da lui girato, Le iene (Reservoir Dogs, 1992): anch’esso ambientato per lo più in una sola stanza, il capannone dove si rifugiano i rapinatori sopravvissuti, con i vari personaggi che si accusano l’un l’altro cercando tra loro il possibile infiltrato.

The Hateful Eight

Le tre ore di The Hateful Eight scorrono fluidamente senza mai annoiare, grazie anche alla suddivisione in capitoli, espediente che serve a rendere maggiormente incisiva ogni parte della storia. Lo stesso vale per l’intervallo a metà film che, invece di spezzare la tensione, aumenta la curiosità e sembra segnare una netta divisione tra una prima parte in cui i personaggi si sono presentati al pubblico ed una seconda parte in cui arriva l’ora di entrare in azione.

Il merito del successo di The Hateful Eight è sicuramente da ascrivere alla perfetta sceneggiatura scritta da Tarantino, ma è grazie all’ottimo cast assemblato che i dialoghi prendono vita con intensità e ammaliano lo spettatore, il quale non può far altro che farsi ingannare e distrarre a sua volta e interrogarsi insieme ai personaggi su chi sta mentendo. Gli scambi di battute servono inoltre a dipingere un interessante affresco politico sugli “Stati Uniti” d’America.

Su tutti gli attori spicca il sempre bravissimo Samuel L. Jackson che probabilmente avrebbe meritato una candidatura agli Oscar come Miglior attore protagonista, alla stregua di Tarantino che avrebbe meritato almeno quella per la Miglior sceneggiatura, se non addirittura quelle per Miglior film e Miglior regia. Sicuramente giuste le nomination Miglior attrice non protagonista a Jennifer Jason Leigh e Migliore fotografia a Robert Richardson, oltre a quella per la Miglior colonna sonora a Ennio Morricone, il quale si è già aggiudicato il Golden Globe.

The Hateful Eight

The Hateful Eight è stato girato in pellicola 70 mm utilizzando lenti anamorfiche Panavision. In Italia il film è stato distribuito in questo formato, la cui durata supera di 20 minuti le copie digitali, dal 26 gennaio in soli tre cinema: l’Arcadia di Melzo, la Cineteca di Bologna e il Teatro 5 di Cinecittà a Roma.

SPOILER. Bellissima l’inquadratura che ritrae Daisy Domergue, unica a venire impiccata mentre tutti gli uomini si uccidono con colpi di pistola, con alle spalle due racchette da sci appese al muro che sembrano quasi due ali d’angelo. Inoltre, il fatto che rimanga praticamente sospesa sopra gli altri cadaveri la fa apparire proprio come un angelo della morte: in fondo, è per colpa sua, anche indirettamente, che sono morti tutti gli altri.

★★★★

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Pubblicato da Virgilia Bertolotto

Nasce a Torino nel 1987. Appassionata da sempre di cinema e, in particolare, di cinema d’animazione, nel 2011 consegue la laurea magistrale in "Discipline cinematografiche - Storia, teoria e patrimonio." Nel luglio 2014 Vincenzo Grasso Editore pubblica il suo saggio "Dal pixel alla Pixar". Nel tempo libero gestisce tre pagine (Mads Mikkelsen Italia, William Holden Tribute e Jack Huston Italia) e un piccolo blog (The Happiest Small Things) su Facebook. Gli altri suoi interessi sono la lettura, la fotografia e l’arte.