St. Vincent, non ci sono santi in paradiso

Condividi:

(id.) Genere: Commedia Regia: Theodore Melfi Cast: Bill Murray, Melissa McCarthy, Naomi Watts, Jaeden Lieberher, Chris O’Dowd, Terrence Howard Anno: 2014 Durata: 103 min.

st_vincent_ver3_xlgVincent (Bill Murray nomination ai Golden Globes come miglior attore protagonista in un film commedia o musical), un vecchio irlandese di Brooklyn, scontroso e indebitato fino al collo, passa le giornate a bere al bar, a giocare all’ippodromo e in compagnia della sua spogliarellista preferita, Daka (Naomi Watts). Le fortune di Vincent cambiano con l’arrivo dei nuovi vicini, Maggie (Melissa McCarthy) e il suo giovane figlio, Oliver (Jaeden Lieberher). Vincent non vuole avere niente a che fare con loro, ma una serie di conseguenze lo porteranno a diventare il babysitter retribuito di Oliver.

Non ci sono dubbi, ad una prima lettura, la trama del primo lungometraggio di Theodore Melfi sembrerebbe la più banale di tutte. Eppure Bill Murray e il ragazzo hanno una chimica genuina, ed è questo che importa. Anche se il film ignora volutamente un sacco di problemi della vita reale (tra cui quelli economici) precipitandosi freneticamente verso l’epilogo, Melfi cucina una torta che lo spettatore non può far altro che divorare. Poi c’è Murray, la star, ancora una volta alle prese con un personaggio burbero, dopo il Dr. Peter Venkman di Ghostbusters e il Phil di Ricomincio da capo e non c’è dubbio che lui invada lo schermo, ma l’impegno di tutto il cast è egregio, a cominciare dall’esordiente Liebeher, molto convincente senza mai essere stucchevole, la Watts tenta un bel cambiamento con un accento russo e la McCarthy disegna bene la sua aggressività e il senso di colpa con la caratterizzazione di una donna alle prese con la maternità e il lavoro.stvincent_4

Il film, in effetti, sembra trarre ispirazione da pellicole come Babbo bastardo: lancia un attore anziano come il mentore burbero e volgare di un ragazzo ingenuo. Tuttavia, l’opera di Melfi ricorda più i film realizzati con le frequenti collaborazioni tra Murray e Wes Anderson; non solo in termini di personaggi bizzarri, tono da commedia secca e figure paterne discutibili, ma anche rispetto a certi svolazzi stilistici (grandangolo, montaggio slow-motion, impostazioni di canzoni pop d’annata). Insomma sembra quasi che Melfi abbia preso in prestito il playbook di Anderson, anche se si discosta molto dal suo stile inconfodibile.

La storia inizia a toccare altre corde quando l’insegnante di Oliver (Chris O’Dowd) assegna ai suoi studenti il compito di scegliere un santo che vive tra loro: un genitore, un parente, un amico. In termini di narrazione, St. Vincent è abbastanza liberamente costruito e spesso intenzionalmente pretenzioso, ma alla fine si lega tutto insieme in modo che, per alcuni spettatori, verrà come un racconto intimo e gradevole che lo ha portato a ricevere una nomination come miglior film commedia o musical ai prossimi Golden Globes. La sceneggiatura di Melfi include alcuni momenti drammatici molto pesanti, ma che passano in fretta, impedendo al film di impantanarsi nel melodramma cupo, ma allo stesso tempo privano la storia di una buona dose d’intensità. Piuttosto che un uomo veramente antipatico, Vincent è un irascibile zoticone irresponsabile con un cuore d’oro.st.-vincent-movie-wallpaper-10

Un santo, come ci insegna il film è: “Colui che si sacrifica per gli altri rendendo il mondo un posto migliore per coloro che li circondano e per coloro che seguiranno”. Attraverso la cultura popolare, St. Vincent, offre ciò che è forse, al di fuori dei film horror, la migliore rappresentazione hollywoodiana del cattolicesimo negli ultimi anni.

Insieme, i personaggi formano una sorta di famiglia surrogata, con Murray a capo del tavolo. Non è un santo, ma chi lo è? Lui è una personalità molto più complessa di quanto inizialmente soddisfi l’occhio. Conoscere lui è come affacciarsi da una finestra posta nell’anima dell’attore, e che cos’è se non un biglietto per il paradiso del cinema.

★★★

Condividi:

Pubblicato da Michele Giacci

Michele Giacci nasce a Napoli il 31 maggio 1987, l'anno di Full Metal Jacket, Il cielo sopra Berlino, Gli Intoccabili, Wall Street e del primo scudetto del Napoli di Maradona. Cresce coi western alla tv e coi film di Spielberg al cinema, insieme ai romanzi di formazione del ventesimo secolo e all'amore incondizionato verso l'isola d'Irlanda.