Zelig, il conformista per antonomasia

Condividi:

(id.) Genere: Commedia Regia: Woody Allen Cast: Woody Allen, Mia Farrow, John Buckwalter, Marvin Chatinover, Stanley Swerdlow, Paul Nevens Durata: 80 min. Anno: 1983

Woody-Allen-1983-ZeligNew York, anni ’20. Leonard Zelig (Woody Allen) è l’uomo del momento. Egli è vittima di una presunta malattia sconosciuta ai medici, che si manifesta nel saper trasformare le proprie sembianze e la propria personalità in conseguenza del contesto e dell’interlocutore in cui si trova. Zelig riesce così ad adeguarsi perfettamente alla vicinanza di persone di qualsiasi categoria e funzione sociale: nero con i neri, grasso con i grassi, dottore con i dottori, rozzo con i rozzi, nazista con i nazisti, un vero e proprio “uomo camaleonte”. Affidato alle cure della Dottoressa Fletcher (Mia Farrow), cercherà di trovare la sua vera identità, mentre il suo “camaleontismo” si trasformerà in una vera e propria moda, fra gadget e film a lui dedicati, diventando un simbolo della democrazia americana.

Datato 1983, Zelig è un mockumentary, ovvero un finto documentario, ma allo stesso tempo una commedia sperimentale dai risvolti tragicomici, dal soggetto ambizioso ed unico, con una sceneggiatura intelligente ed affascinante, fatta di dialoghi brillanti e colti.

Zelig è il miglior film di Woody Allen? Probabilmente sì. Originalissimo nello sviluppo e nel montaggio (fra finte interviste e riferimenti realistici all’America della prima metà del 1900), la pellicola si presta a numerose chiavi di lettura. Nella sua improbabilità e singolarità, Allen costruisce un personaggio memorabile e lo inserisce nella Storia umana come se niente fosse, facendolo passare per vero.

Bruno Bettelheim, psicoanalista austriaco di origini ebraiche (presente nel ruolo di sé stesso), durante un’intervista afferma che “Leonard Zelig è un uomo che non ha un sé né una personalità. Egli è letteralmente l’immagine proiettata degli altri, uno specchio che restituisce alle persone la propria immagine. Se Zelig fosse psicotico o solo estremamente nevrotico, era un problema che noi medici discutevamo in continuazione. Personalmente mi sembrava che i suoi stati d’animo non fossero poi così diversi dalla norma, forse quelli di una persona normale, ben equilibrata e inserita, solo portata all’eccesso estremo. Mi pareva che in fondo si potesse considerare il conformista per antonomasia”.

Woody Allen sforna forse il più geniale dei suoi film, creando un personaggio che rimarrà nell’immaginario collettivo per sempre, tanto che, quando si vuole parlare di camaleontismo e di trasformismo dipendente dal contesto ambientale, proprio grazie a questa pellicola, in psichiatria è stata coniata la Sindrome di Zelig (Zelig Syndrome o Zelig-like Syndrome).

Zelig è un indimenticabile esperimento cinematografico sulle psicosi della società moderna che, sotto le vesti della satira grottesca, cela intenti nobilissimi, come l’indagine sociologica e psicoanalitica di un’umanità che non anela alla differenze individuali ma alla conformazione, perché per sentirsi accettati bisogna assomigliare a tutti gli altri.

Gli psichiatri ringraziano. E anche il cinema con la “C” maiuscola.

★★★★★

 

Condividi: