Foxcatcher, benvenuti a casa du Pont

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Foxcatcher – Una storia americana (Foxcatcher) Genere: Drammatico Regia: Bennet Miller Cast: Steve Carrel, Channing Tatum, Mark Ruffalo, Sienna Miller, Vanessa Redgrave, Antony Michael Hall, Tara Subkoff, Guy Boyd Durata: 130 min. Anno: 2014

FoxcatcherIspirato a fatti realmente accaduti, Foxcatcher è la storia di un tragico rapporto tra un eccentrico miliardario e due campioni di lotta libera. Mark Schultz (Channing Tatum), lottatore medaglia d’oro alle Olimpiadi, viene contattato dal facoltoso ed enigmatico John du Pont (Steve Carrel), erede di una ricchissima dinastia di industriali, che gli propone di trasferirsi nell’immensa residenza di famiglia con l’intento di formare un team da allenare in vista dei giochi olimpici di Seul del 1988. Du Pont è molto patriottico e vuole, sopra ogni cosa, tenere alto il prestigio degli USA alle Olimpiadi, e, oltre che il finanziatore, sarà anche il coach della squadra. Mark vede in questo invito l’occasione per staccarsi definitivamente dall’ingombrante figura dal fratello maggiore Dave (Mark Ruffalo), anch’egli campione di lotta. Lusingato dalle attenzioni che du Pont gli riserva e affascinato dall’opulento mondo del miliardario, Mark inizia a considerare il suo benefattore come una vera e propria figura paterna e a dipendere sempre di più dai suoi giudizi e dalla sua approvazione, ma ben presto si accorgerà che du Pont è una persona disturbata e folle, con un insano e malato rapporto con l’anziana madre.

Bennett Miller, già regista degli ottimi Truman Capote – A sangue freddo e L’arte di vincere – Moneyball, scava con grande abilità nelle complesse psicologie dei tre protagonisti, raccontando una vicenda torbida e di grande impatto, incentrata sui rapporti familiari: quello madre/figlio e quello di due fratelli dalle scelte di vita molto diverse. Di sogno americano c’è ben poco in questo film, Foxcatcher è la celebrazione di un’americanità malata, che non sa difendere i suoi figli, ma, anzi, li maltratta e li umilia.

Il trio Carrel, Ruffalo, Tatum è perfetto. Il du Pont di Carrel è stratosferico, un uomo solo e cattivo, penoso nella sua inconsistenza come essere umano, un disadattato ricchissimo che si crede e, anzi, pretende di essere un grande allenatore di lotta libera, sfoggiando superbia, arroganza, prepotenza, complessi irrisolti, ma soprattutto incoscienza di sé, in quanto tutti questi elementi sommati insieme lo rendono sì potente, ma al tempo stesso goffo e ridicolo. Ruffalo invece è il buono, rappresenta il fratello maggiore su cui si può contare, saggio e amorevole, il marito e padre ideale, nonché l’atleta serio e responsabile, incorruttibile sotto tutti i punti di vista. Tatum è una via di mezzo fra i due, è un debole in balia degli eventi, ma è fondamentalmente una brutta persona, insicuro, stupido, un grande peluche pieno di muscoli che non sa controllare la sua forza, succube del giudizio degli altri, incapace a valorizzarsi da solo e quindi dilaniato dalla sofferenza e dalla frustrazione.

Steve Carell è al massimo della sua forma attoriale e si cala splendidamente in un personaggio non facile, che, sotto certi aspetti, non può non ricordare il Norman Bates di Psyco. John du Pont è un patriota psicopatico che cerca, senza mai trovarla, l’approvazione della madre e che non sa gestire i rapporti umani. Il suo rapporto con Mark diviene man mano sempre più morboso: il giovane atleta deve vincere i trofei che du Pont non è mai riuscito a conquistare.

In Foxcatcher la progressione verso l’abisso è inevitabile e quasi liberatoria, perché la lotta contro il male di vivere è molto più insidiosa di quella affrontata in una palestra o in una gara di lotta libera e in questo Foxcatcher è davvero Una Storia Americana come recita il sottotitolo del film, perché, alla fine, non ci sono vincitori, ma solo sconfitti. Non c’è da stupirsi allora se ad un film del genere, l’America, dopo averlo invitato alla sua festa, non ha saputo tributargli nemmeno un premio Oscar, in perfetto stile John du Pont. Imperdibile.

★★★★ ½

FOXCATCHER

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