Chi è senza colpa (The Drop) Genere: Drammatico/Thriller Regia: Michaël R. Roskam Cast: Tom Hardy, Noomi Rapace, James Gandolfini, Matthias Schoenaerts, John Ortiz Durata: 106 min. Anno: 2014
Il brillante giovane regista fiammingo Michaël R. Roskam è ”un talento da osservare”, disse una volta di lui nientemeno che Michael Mann dopo aver visto il suo debutto alla regia, Bullhead (2011), scelto come candidato all’Oscar per il miglior film straniero. Il suo primo film in lingua inglese sottolinea questa promessa. Si tratta di un thriller urbano in stile Martin Scorsese e Sidney Lumet o, perché no, proprio Michael Mann.
Nella sua ultima apparizione sullo schermo, James Gandolfini interpreta Marv, il responsabile di un bar di Brooklyn che ha dovuto rinunciare alla proprietà per fare spazio ai gangster ceceni. Questi ultimi, usano il posto come “goccia” (The Drop, dal titolo originale), location adatta per il riciclaggio di denaro. Marv è un uomo di famiglia, ma capace di atti crudeli e violenti in caso di necessità. Il personaggio principale però è Bob Saginowski (Tom Hardy), cugino di Marv, ex criminale e barista del locale. Hardy lo interpreta come se fosse una controparte del Terry di Marlon Brando in Fronte del porto. E’ un’anima solitaria con una vena sentimentale che viene fuori quando salva un cucciolo di pitbull da un bidone della spazzatura. Questo lo getta nell’orbita della bella ma tormentata Nadia (Noomi Rapace) e del suo psicopatico ex fidanzato Eric Deeds (la star di Bullhead Matthias Schoenaerts), che farà partire il motore della storia.
Film pieno di carattere e atmosfera, The Drop rende omaggio a tutti i registi preferiti di Roskam. Scritto da Denis Lehane – meglio conosciuto come l’autore dei Bostoniani “Mystic River” e “Gone Baby Gone” – che qui porta il suo occhio acuto a Brooklyn, dove mostra il solito studio dei riti vernacolari e tribali del crimine locale, oltre che la sentimentale indagine morale alla base di ogni suo racconto. In questo caso però la trama è un tantino artificiosa e meccanica, un po’ come se fosse un pretesto che i personaggi hanno avuto per muoversi nel loro mondo. Roskam ci mette tanto del suo per aiutare il film a prendere la strada giusta. La suspance, quasi tangibile, rievoca alcuni sapori di scene tarantiniane e Matthias Schoenaerts registra benissimo il livello di follia e nervosismo espliciti, tipici dell’ambiente consumato e represso.
Di gran lunga molto più meritevole è lo show di Tom Hardy, la definitiva opportunità di diventare un attore versatile viene sfruttata in ogni suo sensibile e meticoloso movimento davanti la macchina da presa. Vedere quest’attore esercitare con attenzione il suo lavoro vale il prezzo del biglietto, anche se sembra dare al film molto più di quanto riceve indietro. Film decisamente più significativo per James Gandolfini, perché lo guardiamo incarnare in maniera definitiva le contraddizioni di Tony Soprano, il personaggio che gli ha dato l’immortalità, portato come un peso grave in quello che sarebbe stato il suo ultimo ruolo della carriera. E lo scorcio finale su di lui, in attesa del destino, rimarrà un’immagine indelebile nel cuore di tutti i suoi fan.
★★★