Avengers: Age of Ultron, la recensione del film di Joss Whedon

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Id.Genere: azione/cinefumetto – Regia: Joss Whedon – Cast: Robert Downey Jr., Chris Evans, Chris Hemsworth, Scarlett Johansson, Jeremy Renner, Mark Ruffalo, James Spader, Elizabeth Olsen, Aaron Taylor Johnson – Durata: 142 minuti – Anno: 2015

C’era molta attesa per questo secondo appuntamento con la riunione di tutti i supereroi di Casa Marvel con al timone ancora quel Joss Whedon che solo tre anni fa aveva fatto impazzire le platee di appassionati di fumetti e non con un crossover davvero esilarante.
Avengers: Age of Ultron riprende le fila del discorso dalla fine di Captain America: Winter Soldier. L’Hydra è una realtà ancora viva e vegeta e sembra che solo in pochi siano rimasti esenti dalla sua influenza. Così, la super squadra capitanata da Steve Rogers è subito alle prese con l’attacco alla fortezza di Von Strucker (il magnifico Forte Di Bard, in Val D’Aosta) dove è custodito il bastone di Loki. Sarà il recupero dell’oggetto a far innescare tutto: la nascita di Ultron è causata dalla testardaggine scientifica di Tony Stark, sempre meno gigione e più vulnerabile nel suo lato più oscuro.
Avengers: Age of Ultron mette subito in chiaro le ambizioni di un progetto così importante per la continuity dell’Universo Cinematografico Marvel con una spettacolare prima sequenza di combattimento che sembra un rimando a quella della battaglia di New York del primo film. Non c’è più bisogno di preamboli e presentazioni, i Vendicatori sono uniti e si è subito catapultati nell’azione.

Tra le capacità di Joss Whedon si può annoverare sicuramente quella di riuscire a trattare una serie considerevole di tematiche, ma soprattutto di personaggi, in un film di poco più di due ore. Se nel primo la cosa aveva funzionato splendidamente, qui il sistema scricchiola un po’ e si ha la sensazione che sia stata messa troppa carne al fuoco. Molti piccoli elementi che compongono la trama si perdono nel dimenticatoio affogati dalle lunghe sequenze d’azione e da una tendenza a centellinare ogni informazione. Alcuni eventi, poi, rimangono inevitabilmente vittima del montaggio e il sentore che manchi qualcosa fa spesso capolino nella mente dello spettatore.

Ma la cosa interessante di Age of Ultron è il tentativo di approfondire ogni personaggio attraverso le loro scelte, in particolare quelli che non hanno un loro film. Occhio di Falco e Vedova Nera hanno quindi un’importanza notevole e il loro ruolo di persone normali in un gruppo di super persone gli permette di creare un’empatia con il pubblico, impensabile se l’attenzione fosse stata ancora su un altro eroe.
In un quadro generale però, anche questo elemento perde in parte la sua efficacia, perché Avengers: Age of Ultron non ha la forza di un film che si distingue come dovrebbe. Se la battaglia tra Hulk e Iron Man fa scattare il nerdgasm nello spettatore, se la battaglia nella chiesetta con una coreografia che sembra dare vita alle pagine del fumetto provoca non pochi brividi, se, ancora, la sequenza degli incubi si distingue per realizzazione e stile e se, infine, la questione legata al martello di Thor si trasforma da quadretto divertente a motore di una delle scene più significative del film, il resto rimane tutto in superficie e procede con il pilota automatico.

Di acqua sotto i ponti ne è passata dalla fine della Fase 1: ora le cose prendono sicuramente una piega più seria e la prospettiva si allarga inevitabilmente verso i confini dell’Universo, le cose da dire sono molte e non è facile mettere insieme questo grande polpettone di supereroi e supercattivi.
Age of Ultron pone le basi per gli eventi futuri della mega saga Marvel con alcune informazioni seminate nel corso della pellicola, ma il lavoro di Joss Whedon ha una natura perfettibile, ne esce inevitabilmente ammaccato e non c’è effetto visivo che possa salvare tutta la baracca.

★★★

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Pubblicato da Giuseppe T. Chiaramonte

Nato a Catanzaro nel 1988, vive nella provincia di Milano da sempre. Appassionato di cinema fin da piccolo capisce che vuole farne la sua vita quando vede La compagnia dell'anello. Nonostante l'imprinting col genere blockbuster, che rimane nel cuore, la conoscenza del cinema d'autore arriva qualche anno dopo grazie agli studi e ora tra i suoi registi preferiti si contano nomi come Billy Wilder, Orson Welles, Alfred Hitchcock, Martin Scorsese, David Fincher e Christopher Nolan. Ma siccome nella vita è un montatore video, la vera fonte di ispirazione arriva dalla leggendaria Thelma Shoonmaker, dal maestro Walter Murch e Kirk Baxter.