La rosa purpurea del Cairo, cinema di illusioni

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The Purple Rose of Cairo Genere: fantastico, commedia Regia: Woody Allen Cast: Mia Farrow, Jeff Daniels, Danny Aiello Durata: 84 min. Anno: 1985

“E’ assolutamente evidente che l’arte del cinema si ispira alla vita mentre la vita si ispira alla TV.” diceva Woody Allen. Non a caso proprio lui, che per molto tempo si è mantenuto lavorando come sceneggiatore per programmi televisivi, ha da sempre cercato di denotare nei suoi film tutti i drammi e le gioie della vita reale, non trascurando mai l’inaspettata magia che ne colora i contorni. Ma cosa succede se nel cinema si parla di cinema? A darci la risposta è ancora Woody: La rosa purpurea del Cairo. Aspettando ferventi l’uscita di Irrational Man, il suo nuovo film puntuale come ogni anno, ricordiamo come nel 1985, a distanza di trent’anni, fuori concorso alla 38esima edizione del festival di Cannes il mondo del cinema rompeva definitivamente e in ogni modo possibile la quarta parete e si immergeva nel reale fatto di disillusioni e dure verità.

Era il periodo della Grande Depressione, un’aria di fermo economico e tristezza generale apriva la strada agli anni ’30, ed anche Cecilia (Mia Farrow) sente il dovere di mantenere la sua famiglia di cui l’unico altro componente oltre a lei è il marito Monk (Danny Aiello), uomo triviale e disoccupato. Cecilia però è una sognatrice, troppo distratta per fare la cameriera e troppo debole per reagire ai soprusi del marito. Ha solo un modo per sfuggire da quella vita: andare al cinema. Si reca in sala continuamente, giorno dopo giorno, a vedere sempre le stesse pellicole, fino a quando in seguito ad una serie di sguardi scambiati tra lei e il personaggio Tom Baxter del film La rosa purpurea del Cairo (Jeff Daniels), quest’ultimo decide di uscire dallo schermo per amore della donna.

La rosa purpurea del Cairo mostra in un film il più grande desiderio di qualsiasi cinefilo del mondo, quello di avere la possibilità di incontrare, parlare e toccare il proprio personaggio dell’immaginario preferito. E se poi tale personaggio è anche bello, aitante, dolce, simpatico ed avventuroso è difficile non innamorarsene. Una cosa tuttavia è da tenere presente: è solo un’illusione. Ed ecco qui il magnifico inganno, la rete di apparenze di quella trappola estasiante che è il cinema. Nel film la pellicola diventa reale, la cellulosa si trasforma in carne ed ossa, gli spettatori guardano gli attori e gli attori guardano agli spettatori, è metacinema allo stato puro. Ma i contrasti tra sogno e realtà sono sempre più marcati e Cecilia sa che pur stupida, rapita anima e corpo dal suo personaggio, lui è lontano, tanto lontano da una vita che non è quasi mai cene lussuose, baci romantici e passeggiate notturne. Da una vita che non va in dissolvenza. Da una vita, dalla quale però alla fine, forse è meglio scappare.

Un inno al cinema, alla sua speciale essenza, alle sue meravigliose assurdità, tutte descritte con l’inconfondibile tocco di Woody Allen, che pur cinico e disincantato, non nasconde mai il suo lato sentimentale alla ricerca di un lieto fine che difficilmente arriverà. Uno dei più geniali e brillanti illusionisti del nostro cinema, che tornerà quest’anno a parlare dell’uomo e le sue pulsione in Irrational Man, continuando abilmente ad ingannarci con la sua innata fantasia.

★★★★★

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