Due giorni, una notte con Marion Cotillard nell’ultimo film dei Dardenne

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Due giorni, una notte (Deux jours, une nuit) Genere: Drammatico Regia: Jean-Pierre e Luc Dardenne Cast: Marion Cotillard, Fabrizio Rongione Durata: 96 min. Anno: 2014

1010597_fr_deux_jours__une_nuit_1399968029928I fratelli del cinema belgi, Jean-Pierre e Luc Dardenne, allo scorso Festival di Cannes hanno partecipato con Due giorni, una notte. Il loro rapporto con la manifestazione è solidale e lucroso: hanno due volte vinto la Palma d’oro (RosettaL’Enfant – Una storia d’amore) e quando non hanno ottenuto il premio più importante, hanno ricevuto comunque un altro riconoscimento (La PromesseIl figlio, Il matrimonio di Lorna, Il ragazzo con la bicicletta). Quest’anno sono state preferite altre pellicole come Il regno d’inverno – Winter Sleep (straordinario film turco vincitore della Palma d’oro),  Maps to the Stars e Mommy (qui la recensione).
Il perchè di questa ‘mancanza’ è dovuto al livello qualitativo inferiore, anche se non eccessivamente, del film franco-belga e alla potenza delle immagini propria degli altri lavori.
La vis indiscussa di Due giorni, una notte è rappresentata dalle doti attoriali della divina attrice francese Marion Cotillard, anima di questo film.  La sua Sandra è una madre e moglie di umili origini che cerca di far fronte ad una depressione asfissiante. Il colpo di grazia è un possibile licenziamento: i suoi colleghi possono ricevere un consistente premio se lei cessa di lavorare.
E quindi ha proprio i ‘due giorni, una notte’ del titolo per rimboccarsi le maniche e convincerli a non votare contro di lei. Marion-Cotillard
Tramite Sandra i registi affrontano in un’ora e mezza più tematiche, riuscendoci in modo semplice, lineare e senza particolari scenografie o dialoghi complessi: certi manierismi sono estranei al loro cinema. Non è un film di denuncia sociale, infatti non si lamenta la precarietà propria del mondo del lavoro odierno, nè l’indiferrenza della controparte datoriale. Ci si sofferma sul dramma interiore di questa donna, che non riesce a farsi forza, ma che non vuole nemmeno la pietà altrui.
La colonna sonora manca e non se ne sente l’esigenza. Da ricordare è, invece, il momento in cui nell’auto Sandra canta con il marito Manu: un momento liberatorio.
Nonostante non sia emozionante ed intenso quanto i loro precedenti lavori, Due giorni, una notte merita di essere visto perchè la Cotillard, sempre attenta ai ruoli che interpreta, si fa portavoce di un modello di donna preciso: quello fragile ma combattivo.

★★★

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